IL MANIFESTO IN VIA CANTORE E I COMMENTI
A fine Agosto è apparso in via Cantore davanti al Matitone un grande manifesto pubblicitario che comunica l’apertura di un enorme supermercato (2300 mq) in via del Campo. L'affissione è stata organizzata da Mixta e Elias Cafmeyer in collaborazione con il Comune di Genova che ne ha approvato l'immagine. La scelta di collocare il manifesto in via Cantore non è casuale, nella zona (San Benigno), infatti, sono presenti moltissimi supermercati (Carrefour, Ipercoop, Esselunga, Ekom, In’s, Basko) con le rispettive pubblicità distribuite ovunque, in particolare quelle di Ipercoop ed Esselunga che sono proprio lì davanti. Il manifesto è di forte impatto visivo, rappresenta un vascello carico di frutta e verdura, dotato di un cannone con il quale spara gli alimenti a gran forza contro il porto di Genova.
L’immagine ha fatto trasalire più di un cittadino, suscitando reazioni varie sui social. A fianco ai più preoccupati, altri si sono insospettiti e hanno colto la fake news. Infatti, esiste una legge regionale che vieta l’apertura nei centri storici di negozi alimentari con superficie di vendita superiore a 250 mq. Inoltre, il nome della presunta catena pronta a sbarcare a Genova, S.C.A.M, in inglese significa “truffa”.
Quello delle aperture dei supermercati, a Genova, è un nervo scoperto nell'opinione pubblica, e l'intento dell'artista è di rendere evidente quanto a volte sia facile la polarizzazione nel dibattito. «Un nuovo supermercato in via del Campo. Il marchio è una “truffa” artistica, ma sembra vero nella città delle grandi catene» recita il titolo del recente articolo di Repubblica, e il tenore dei commenti sul post Facebook di Good Morning Genova varia da «Continuate a votare Bucci, che con i supermercati continua a dare da mangiare ai maiali» a «se un contenitore da 250 gr di fragole mi costa 2,99 all'Eurospin e 5 euro nel negozio di vicinato, io dove vado?».
Il finto annuncio è stato pensato per sollecitare la sensibilità e accendere gli animi di chi difende le tradizioni e le identità territoriali dall’avanzata del consumo di massa.
Il progetto, che possiamo definire partecipativo, diventa occasione per riportare l’attenzione su una problematica esistente: i commenti, le reazioni, le discussioni generate dall’opera sono parte integrante dell’intervento, che diviene pretesto per scambiare opinioni, porre domande e formulare ipotesi sull’argomento.
La provocazione infatti va oltre se stessa e oltre il tempo presente, fungendo da stimolo per riflettere sull’uso degli spazi e immaginare alternative future. Si tratta di un'operazione molto delicata, che al di là della provocazione nasconde una sottile ricerca artistica che affronta i campi dell'informazione e delle polarizzazioni politiche nel terreno spesso dato per scontato dello spazio visuale pubblico e dei social network.
Elias Cafmeyer è noto per creare situazioni paradossali negli spazi urbani allo scopo di suscitare reazioni nei cittadini. In passato, in un paesino del Belgio, aveva affisso dei cartelli (falsi) in cui annunciava la costruzione di una nuova strada (R37, Ring road around Bekegem, 2018). Accanto aveva realizzato anche gli striscioni e i manifesti di un improvvisato movimento di protesta contro l’opera, creando un acceso dibattito nell’opinione pubblica.
IL CANTIERE CONCLUSO IN VIA DEL CAMPO
Il progetto ha qui un secondo intervento che, riprendendo la stessa grafica del manifesto, trasforma una saracinesca chiusa nella finta entrata del supermercato, installata su pannelli di legno per simulare un cantiere appena terminato. L’inaugurazione annunciata dal cartellone consiste infatti con quella del Divago festival.
Negli ultimi anni, in particolare con l’attuale amministrazione, sono stati aperti moltissimi supermercati in città, senza però tenere conto dei singoli contesti. Troviamo quindi zone che avrebbero bisogno di nuove aperture e altre che ne sono estremamente sature.
Contro l’affermazione di Bucci, secondo cui i nuovi supermercati creerebbero più concorrenza e un abbassamento dei prezzi, Simone D’Angelo risponde: “Nessuno è contro i supermercati in quanto tali, c’è però una tendenza preoccupante del Comune, che consente aperture in maniera eccessiva rispetto alle reali necessità. Per questo ci si interroga sulle motivazioni: non si parla delle esigenze cittadini, non c’è un abbassamento prezzi, né il rafforzamento del tessuto commerciale”.
L’apertura dei supermercati assume una qualità gentrificante quando, per fare spazio ad attività capitalistiche e profittevoli, si crea una concorrenza tale da far fallire i negozi della zona, comportando un danno alla cittadinanza. I piccoli negozi di alimentari vengono soppiantati dalla grande offerta del supermercato vicino e le persone finiscono per visitarli solo all’occorrenza, per fare piccole spese.
I piccoli negozi sono importanti perché, oltre che fornire un presidio sul territorio, rappresentano anche un luogo di socialità e dialogo con il quartiere, al di fuori di logiche consumistiche e spersonalizzanti. Chi lavora nei negozi solitamente abita nel quartiere, lo conosce e lo vuole preservare.
Chiudendo i negozi la zona, se periferica, rischia la desertificazione e il degrado; oppure al loro posto possono subentrare locali e ristoranti che, sopratutto nei luoghi turistici, conducono ai processi cosiddetti di "foodification". La qualità della vita non si misura solo dallo scontrino della spesa, ma anche dal dialogo tra gli abitanti e dal piacere di vivere nella propria zona.
Spesso i cittadini genovesi si sono trovati a discutere col Comune per trovare sostegno alle loro reali esigenze, come il miglioramento dei servizi, la creazione di aree verdi e zone per lo sport, oppure la costruzione di parcheggi utili per il quartiere e per i clienti dei negozianti. Hanno chiesto di proporre strategie mirate a migliorare i servizi e i negozi esistenti, piuttosto che aggiungere un mega supermercato e affidarsi totalmente all’esito capitalistico della concorrenza, come se fosse una manna dal cielo.
L’opera di Cafmeyer intende riflettere, attraverso l’ironia, sulla destinazione da dare alle concessioni pubbliche.
Il centro storico genovese presenta già molti supermercati, nonostante ci sia il limite di 250 mq non si può considerarli market di quartiere, perché fanno parte comunque di grandi catene. Intorno a piazza Campetto si contano almeno cinque Carrefour express, un Pam e la grande Coop di De Ferrari con a fianco l’In’s; sembrerebbe in arrivo un nuovo Carrefour Express vicino a Piazza delle Erbe.
Il quartiere di via del Campo non è ancora stato sommerso dall’ondata di supermercati, e i piccoli alimentari e negozi della zona tirano avanti servendo la comunità multietnica che vi abita. Proprio per questo, l’apertura improvvisa di un enorme supermercato nella zona sarebbe uno shock per i commercianti. Il progetto di Cafmeyer gioca su questo aspetto e, con ironia, lancia un monito verso il futuro.
L’opera richiama anche altri significati: la vista dell’attacco navale ricorda la Storia della città e il suo carattere superbo nel difendersi dai nemici, così descritto da Petrarca «Una città regale, addossata a una collina alpestre, superba per gli uomini e per le mura, il cui solo aspetto la indica regina del mare». Epiteto non a caso messo in discussione con lo slogan. Nemici che vengono da fuori, da lontano, sparando i loro prodotti nelle case genovesi. In quest’ottica l’opera osserva il consumo di massa anche per il suo lato non sostenibile e anti-ecologico.
Richiamando problematiche sensibili come lo spreco alimentare e l’inquinamento provocato dai trasporti, il fenomeno delle monoculture e dell’impoverimento dei terreni, oltreché la vendita di prodotti economici non sempre realizzati nel rispetto della sostenibilità sociale in ambito lavorativo, ma sfruttando la manodopera a basso costo. Per non parlare poi dell’industria della carne e del pesce.
Di seguito alcune testimonianze tratte dai giornali:
Massimo Oliveri - A noi disturba questa idea di riqualificazione, che invece di servizi vede nascere ovunque punti vendita della grande distribuzione». «I supermercati hanno parcheggi ampi, pulizie e illuminazione - aggiunge Monia Modarelli - Se non vogliono ucciderci le istituzioni devono darli anche a noi. A Sestri Ponente ha chiuso un supermercato Gulliver, al suo posto aprirà un negozio di cinesi. Perché non l'ha comprato il Comune per creare posti auto e aiutare il commercio di via Sestri?».
I commercianti, di fatto, si sentono abbandonati. «Sinora abbiamo sentito tante promesse ma pochi fatti - accusa Stefano Curti - A Sampierdarena abbiamo subito prima l'arrivo di Fiumara, poi i riflessi di Ponte Morandi, quindi il Covid e infine l'inaugurazione di Esselunga in via Di Francia. Adesso ci aspetta il raddoppio a Sestri, a soli cinque chilometri di distanza, e chissà che altro. Ci sentiamo il vaso di coccio stretto tra vasi di ferro, da qui Genova meravigliosa proprio non si vede»
«Basterebbe poco - sottolinea Raffaella Grasso - Quando a Pegli ha aperto un supermercato Eurospin ci saremmo accontentati che una sala dell'edificio fosse destinata al quartiere, come ritrovo delle associazioni. Non è stato possibile».
Se il passato non si può cambiare, il Civ del Ponente chiede che almeno si apra una riflessione sul futuro. «Perché si fermino le aperture di supermercati e si pensi a creare servizi per i quartieri - spiegano compatti i rappresentati delle sei delegazioni».
«Il commercio non è morto, la voglia di investire ancora c'è - riassume Massimo Oliveri - ma bisogna supportare le nuove aperture, sennò succede quello che abbiamo visto a Cornigliano: molti dei negozi aperti due anni fa dopo la riqualificazione hanno già chiuso».
LO SPAZIO DELL'ARTE
«Un nuovo grande supermercato è in arrivo nel centro storico, proprio nell’antico ghetto. Panacea di tutti i disagi del territorio, acclamata a gran voce, l’imminente apertura di 2300 mq di spazio commerciale può rendere felici alcuni, ma a chi veramente può giovare? La verità è che la sempre più assidua apertura di “cattedrali del consumo” (Ritzer) pesa sui piccoli quartieri del centro come una spada di Damocle.
S.C.A.M. è un’operazione artistica che si traduce in un finto annuncio pensato appositamente per urtare la sensibilità e accendere gli animi di chi difende le tradizioni e le identità territoriali (e multiculturali) dall’avanzata del consumo di massa, generalizzato e indistinto».
Dietro l’iniziativa artistica non c’è volontà manifestare preferenze politiche criticando le scelte dell’amministrazione, che vanno discusse e contestate negli spazi adeguati alla politica. L’unica finalità è quella di fare arte urbana e raccontare la realtà, una missione che può avere implicazioni sul dibattito politico.
Cafmeyer e Mixta, nell'operare artisticamente, non manifestano una parte attiva alla politica, ma mettono in campo un problema. Perché va detto e ricordato che lo spazio dell'arte è quello spazio neutro dove si può provocare, disturbare, aprire e discutere coscientemente. Non è lo spazio per manifestare le proprie preferenze politiche, o almeno questa è la linea curatoriale di Mixta.